Sono tra i pochi in questa assemblea che non hanno conosciuto personalmente Giuseppe Barbaglio, tuttavia la lettura dei suoi libri mi aveva fatto nascere il desiderio di incontrarlo, o almeno ascoltare dalla sua viva voce i risultati della sua ricerca di un Gesù personale. Me lo immaginavo intento a ricostruire scientificamente, e a ritrovare, in base alle scritture, alle testimonianze storiche e alle tradizioni dei primi cristiani, la fede degli apostoli e di Paolo. E percepivo il suo stupore di fronte ad uno sparuto gruppo di uomini come noi, che erano riusciti a gettare nel cuore dei loro contemporanei, annunciando la buona novella, i semi di quella fede che nei secoli ha cambiato il nostro mondo.

Non l’ho mai incontrato, avuto tuttavia la fortuna di conoscererlo attraverso le persone che gli sono state più vicine e che ha amato, i suoi famigliari, i gruppi di ascolto sparsi per l’Italia e i missionari nel mondo. Prima di tutti Carla, che incarna nel suo lavoro la passione del marito per la ricerca della verità, senza compromessi, nei comportamenti e nelle relazioni umane. Grazie a lei siamo ancora qui tutti insieme a ricordare la sua straordinaria figura di studioso della Bibbia e di uomo di fede.

I figli poi, cui Giuseppe ha trasmesso gli aspetti più autentici della sua personalità. In Anna vedo tutto l’amore che ha ricevuto dal padre e che dispensa, col sorriso e con la gioia di vivere, a tutti coloro che incontra. In Francesco vedo la lucida intelligenza, la passione per la ricerca, la capacità di battere nuove vie e di aggregare amici.

Infine tutti voi che lo avete conosciuto e frequentato e che siete qui oggi a testimoniare la grandezza del suo lascito di uomo e di cristiano.

Grazie.

Federico Palmonari

Giuseppe Barbaglio, a dieci anni dalla sua morte.

S.Lucia al Gonfalone, Roma, domenica 26 aprile 2017

Federico Palmonari