Quando abbiamo conosciuto Giuseppe, oltre quarant’anni fa, abbiamo capito subito che non sarebbe stato solo un valido teologo con cui approfondire alcuni aspetti della nostra fede.

Nelle cene a casa che precedevano gli incontri si parlava di vita quotidiana, dei problemi che ci coinvolgevano, dell’esperienza comunitaria, confrontando idee ed emozioni, con naturalezza e serenità. Perchè questo era Giuseppe, un maestro capace di amicizia.

Così di anno in anno si è andato costituendo quel legame che ha portato a condividere tanti momenti delle nostre vite e si è rafforzato, abbracciando Carla, Anna e Francesco.

Tra i mille ricordi che affiorano c’è quella solare vacanza a Santa Maria di Leuca, quando nel bagnasciuga del bel mare pugliese, con un occhio ai suoi piccoli Anna e Francesco, ci si intratteneva commentando il testo di Renè Girard sul rapporto tra violenza e sacro nell’esperienza della Bibbia. Non proprio i classici discorsi da spiaggia… E noi ci sentivamo orgogliosi di discutere e sentire ascoltate le nostre ragioni su agomenti così impegnativi come la morte di Gesù, il senso di sacrificio e dell’espiazione.

Oppure si chiacchierava camminando per stradine sterrate, arse dal sole e profumate di erbe, pensando che anche Gesù in Palestina camminava con i suoi in situazioni simili.

Immagini che ci sono care, segni della passione che Giuseppe ha dedicato ai suoi studi e alla coerenza con cui ha vissuto scelte importanti, non sempre facili, coniugando Parola e vita.

Il suo stile sereno, mai indulgente alla superficialità, ci ha avviato alla distinzione tra fede e religione, tra evento storico e racconto frutto della cultura del tempo. Vale a dire “le ragioni della storia e le ragioni della fede”, per usare le sue parole.

E se oggi queste affermazioni le abbiamo fatte nostre, c’è voluto un bel po’ di cammino per arrivare alla consapevolezza di ciò che comportano, mentre la ricerca di come viverle in modo fattivo è sempre aperta. Questo perchè lo studio e la conoscenza della Parola non possono non essere incarnati nei gesti e nelle scelte quotidiane, piccole o grandi che siano. Più che mai in questo tempo di crisi, di rapidissimi cambiamenti e di nuove sfide.

Ci mancano le sue telefonate, le sue visite, la sua accoglienza, anche se ci restano le sue parole, i suoi libri, i suoi insegnamenti. E la speranza che lo ha sempre sostenuto e che ci ha trasmesso.

Gabriella Crosetti e Marcella Barbieri

Comunità del Carmine di Voghera

 

Gabriella Crosetti e Marcella Barbieri, Comunità del Carmine di Voghera