Ricordando Giuseppe

Nell’autunno 2016, durante la preparazione della mostra per ricordare i cinquant’anni della nostra Comunità del Carmine di Voghera, Giuseppe è legittimamente “spuntato” più volte tra carte e documenti archiviati, tra fascicoli faticosamente ciclostilati, tra volantini e fotografie. Indispensabile, autorevole e sorridente. Poteva essere diversamente?

Giuseppe Barbaglio è una parte rilevante della nostra lunga storia; una persona che questa storia ha contribuito a farla. Da buon maestro e grande amico.

Lo si ritrova più volte sui tavoli e sui pannelli di quella mostra. Nelle voluminose e ingiallite raccolte dei nostri corsi di teologia biblica, avviati nel 1975, ispirati e marcati dalle sue riflessioni e dai suoi insegnamenti. Lo si ritrova negli annunci e nella documentazione dei primi incontri con lui, su san Paolo, nel maggio 1977. Il “suo” Paolo, che quando lo menzionava, ne scandiva ben bene il nome.

Del resto Paolo da Tarso è il protagonista di gran parte dei suoi studi e dei suoi libri; quei libri che una tappa a Voghera l’hanno fatta sempre, come ricorda quel volantino, già più elegante, dell’ottobre 2002, dove si pubblicizza la presentazione di “Gesù ebreo in Galilea”, ispirato racconto di un erede della tradizione giudaica, scomodo e perseguitato fino al sacrificio.

E poi, tra gli altri reperti, la relazione di quell’ultimo incontro a Voghera sulla presenza della comunità cristiana nella società, in particolare in quella italiana, datato ottobre 2006, a sei mesi dall’addio. Un fascicolo in bella mostra su un tavolo della rassegna, accanto ad una sua foto, scattata mentre spiega, con il volto e con le mani.

Già…le foto. Tra quelle ritrovate ed esposte, non se n’è trovata una che lo ritragga da solo. Con lui, in mezzo a noi, c’è spesso Carla, ci sono i suoi amatissimi Anna e Francesco e successivamente anche il nipotino Francisco, “germoglio di vita” nella sua bella famiglia. Perchè insieme ad una grande amicizia, con Giuseppe abbiamo condiviso anche i suoi affetti. Le gioie, le emozioni, i dolori di lui e dei suoi cari si sono intrecciati con quelli delle nostre famiglie. E un treno che andava su e giù da Voghera a Roma lo si è sempre trovato.

A dire il vero una foto con lui da solo l’abbiamo trovata: Giuseppe nell’acqua del mare di Santa Maria di Leuca, durante un’affollatissima vacanza insieme, in anni intensi e lontani, mentre cammina leggendo un libro, protetto da un cappellino da pescatore.

In un certo senso, in quell’immagine, sta davvero “pescando”, tra le pagine, affamato di sapere e di capire, per poter far conoscere e far comprendere, a suo modo, gratuitamente, con semplicità e pazienza. Far conoscere quel Dio che ama, perdona, sostiene. Un Dio schierato dalla parte dell’uomo, per liberare e dare salvezza. Un Dio che parla attraverso un Gesù “storico” che ci chiama alla speranza.

La nostra mostra è stata un cammino nel passato, per provare a darci qualche nuova energia attraverso la memoria. Lui è stato, ed è tuttora, un riferimento e un appiglio per ritrovare il significato e la tensione della fede vissuta.

Giorgio Silvani, Comunità del Carmine di Voghera