Cara Carla,
anche per me Giuseppe continua ad essere la persona felice e serena che mi
ha comunicato questi suoi atteggiamenti positivi. Purtroppo però i momenti
di condivisione sono stati abbastanza limitati al periodo dell’insegnamento,
a qualche giorno in Bangladesh durante la sua visita e credo a un incontro o
due avuti dopo il ritorno dal Bangladesh e prima della partenza per il
Mozambico . Ricordo ogni incontro come bello e significativo anche se mi è
difficile ritrovare cose particolari e aneddoti nuovi da raccontare.
Se dovessi ricordare qualcosa di particolare mi farò vivo, ma tu che hai
condiviso una vita raccontaci i tuoi ricordi o i ricordi che trovi che ti 
leggerò con molto piacere.

Ciao 
Guglielmo


Pace e Bene!! Ho sempre apprezzato, in Giuseppe, il suo coraggio di esprimere la sua opinione, con estrema libertà, libero da paure, senza pretese che gli altri dovessero comunque accettarla, e, soprattutto, resa forte dalla sua testimonianza di vita personale coerente e senza fondamentalismi: da qui penso derivi la serenità che lo accompagnava sempre e diventava contagiosa!! Che Dio lo ricompensi! e continui ad essere per noi, uno stimolo sano di fedeltà al nostro cammino!! A Te, Carla, Grazie di TUTTO ed un fraterno “abraço”!!

Brasile P. Joào


Carla

Giuseppe era si un professore che comunicava brillantemente quello che studiava , ma sopratutto comunicava la sua fede, la sua vita , la sua riflessione in quello che insegnava e lo insegnava perche’ ci credeva e lo viveva

Francesco Hong Kong


A Viboldone c’è un affresco dell’ascensione in cui il trecentesco geniale pittore (giottesco) rappresenta Gesù che ascende al cielo, dalla solita altura, sulla solita nuvola, ma con in mano un libretto rosso.

Sotto, con il naso all’insù, gli apostoli con la madonna, gomito a gomito, compatti, anche loro raffigurati mentre tengono stretto in mano lo stesso libretto rosso.

Come a dire: io me ne vado – è vero – ma tutto quello che conta ce lo siamo detto, non c’è bisogno di altri saperi. Il di più, il non dicibile, l’amore che è fra noi non ce lo toglie più nessuno.

E’ un pensiero che mi tocca tutte le volte che penso agli amici comuni che non ci sono più: Giuseppe, Giulio, Silvano. Non vivo la mancanza con affanno ma come gratitudine. La loro immagine riposa in me.

Di Giuseppe non mi passa neanche per la mente di riprendere in mano i suoi libri, troppo poco rispetto al di più che mi ha dato con il suo sorriso felice, la sua contentezza di vivere. Delle sue lezioni  ho inciso nella memoria solo il primo quarto d’ora quando ci istigava a cantare e il canto esplodeva in aulamagna, percorreva i corridoi, invadeva il cortile:  pareva dovessimo partire  – lì e subito – per salvare il mondo  e il canto diceva – più di qualsiasi documento – che eravamo una cosa sola, che eravamo consapevoli,  che eravamo contenti, che eravamo pronti e che lui era uno di noi… Poi si poteva anche proseguire con la lezione, fare esegesi, studiare … ma questo era niente rispetto al fuoco che bruciava dentro e che ci faceva decidere di andare…

l’esegesi è passata, il canto è rimasto. Fa parte di quel libretto rosso che ci unisce ancora oggi, oltre il tempo.  C’è solo da essere grati.

Ciao a tutti e tre.

Franco Lak Milano


Carla,

Ho conosciuto Giuseppe prima alla Facolta’ Interregionale di Milano e poi ad Hong Kong le due volte che e’ venuto per i corsi di aggiornamento.

Lo sentivamo dalla parte degli studenti, dalla parte dei giovani del Pime in ambienti piuttosto matusa…

Due le espressioni che mi sono rimaste particolarmente in mente nei suoi giorni passati con noi ad Hong Kong:

“Ride tutte le volte che parlo, quando uno ride cosi’ vuol dire che non accetta per niente quello che sto dicendo”

(Riguardo ad uno degli anziani fra di noi che non riuscivano ad accettare le nostre idee del dopo ’68)

“Il mio sentimento interno di oggi e’ quello dei discepoli di Emmaus che lentamente, lentamente si allontanano da Gerusalemme.

Anch’io mi sto allontanando dalla chiesa strutturale come loro…”

Un abbraccio anche da parte mia.

Franco Mella


Carla,

Non ho conosciuto Giuseppe personalmente, lo conosco attraverso i numerosi alunni, specie Sandro, con cui spesso ne parliamo. Parliamo del Giuseppe studioso e interprete appassionato di Paolo, confrontiamo il suo pensiero col nostro, latinoamericano e popolare, sempre con molta ammirazione per la profonditá e serietá del suo lavoro e un po´di rimpianto, per non poterlo fare direttamente.

A me, peró, é sempre interessato di piú il Giuseppe uomo: sposo, padre, che ha continuato a studiare, ricercare, parlare. Mi attirava in lui: l´umanitá profonda,  la veritá della sua vita e la semplicitá con cui parlava e viveva le scelte fatte. Ricordo alcuni scritti del CHIII?? dove parlava di voi due, dei figli, della famiglia, della sua vita, delle missioni che visitava.

Poi la morte, cosí improvvisa e l´annuncio che ne hai dato e da lí in avanti, l´ho visto anche coi tuoi occhi di donna, di compagna di vita e di strada.

E mi é piaciuto ancor di piú. L´hai fatto sentire ancora piú vicino, piú umano, specie in quel capodanno, il primo che passavi senza Giuseppe, in cui ci hai chiamati a casa dei tuoi, per sentirlo in quache modo vicino attraverso i suoi amici e in realtá tu hai regalato a noi l´occasione di trovarci e stare insieme.  Ci hai portato dove riposa, ci hai raccontato dei suoi ultimi giorni e ore, cosí umana e vera, anche tu, nel tuo dolore. Credo che lui ci stesse guardando da qualche angolino invisibile ai nostri occhi.

Due episodi, che tu ci hai regalato, mi vengono in mente, quando penso a Giuseppe:

quando vi siete conosciuti, in un incontro dove tu eri la moderatrice e alla fine, o a metá, lui ti dice: “Ma tu non fai la  moderatrice, tu sei una morditrice!” e lí la scintilla é scoppiata.

quando ha ricevuto la notizia dell´arrivo di Francesco e qualcuno insinuava che, in un´altra famiglia, avrebbe potuto avere un futuro da “principe”, Giuseppe ha chiuso il discorso dicendo: “Ma in casa nostra lui é giá re!”

Un uomo di amore e di libertá, mi sembra la maniera migliore per dire chi é Giuseppe, come l´avete scritto sul sito che continui ad alimentare, come alimenti la memoria di lui, che non sará mai passato, ma semente e radice che alimenta altre vite e altre storie.

Una maniere di dire vita per sempre?

Ciao! Anna Maria


Sandro Gallazzi   Brasile

Carla, la memoria mi ha raccontato:

Lo ricordo da studente. Era professore di dogmática. Ci fece riflettere sul “De Gratia” e lo fece a partire da Paolo e, stranamente, non da San Tommaso. Mi fece capire che la teologia o é biblica o non é teologia. Insieme al Silvano, un altro professore di dogmatica che parlava solo di Bibbia, mi fece capire che la bibbia non era quella cosa noiosa, fatta di ebraismi, grecismi, sitz in leben ecc. La Bibbia diventava vita e le sue parole la facevano viva. Me la fece amare e se oggi sono un biblista popolare lo devo anche e molto a lui.
Lo ricordo da biblista. A casa vostra, seduti sul sofà a scambiarci i libri: lui mi regalò Paolo di Tarso e io gli regalai la Teocrazia Saddocita. Chiaccherammo, cercavamo punti di incontro tra la teologia europea e quella latino-americana, abbiamo anche discusso appassionatamente, profondamente. Non volevamo mai finire; ci é riuscita la Carla chiamandoci a una cenetta deliziosa: la bibbia fatta pane e vino, davvero. Indelebile!
Lo ricordo dopo che Carla ci comunicò la sua morte. É forse stato uno dei momenti in cui il CHI??? è stato più vivo: ricordo gli scambi di sensazioni, di pensieri, di idee, di ipotesi che son circolate tra di noi, provocati dalla domanda di Carla: ma cos´è la ressurrezione?
E poi alle giornate di studio organizzate a partire dai suoi amici e amiche, con i suoi amici e amiche, dove ho contribuito con nel cuore la nostra chiaccherata su Paolo: come si legge Paolo in America Latina.
La ricerca biblica mondiale non può fare a meno della sua parola. Io non posso farne a meno e me lo ritrovo presente tutte le molte volte che devo prendere in mano quello che ha scritto e ci ha lasciato in eredità. Mi vien davanti agli occhi, col suo sorriso, la sua fine ironia che non ha mai offeso ed ha sempre fatto pensare.
Giuseppe, lo stesso nome di mio papà, a loro e a molti e molte altre, devo quello che vivo. Grazie.
Um abração grande
Sandro


Carissima Carla,

Nei giorni scorsi abbiamo pensato molto a Giuseppe. Nonostante i dieci anni trascorsi,  rimane in noi sempre viva la sua presenza. Per Carletto che ha avuto Giuseppe come professore e soprattutto comunicatore di vita e di passione (lui non insegnava  ma comunicava la vita che la riflessione biblica gli trasmetteva!), è stato una energia che ha influenzato il lavoro svolto nei vari paesi africani.

In Piera il ricordo di Giuseppe rimane impresso per le sue umane qualità di tenerezza, di ottimismo e fiducia in ogni circostanza.

Da cinque anni siamo ormai residenti al nord (poco distante da Bergamo), perché abbiamo constatato migliori possibilità di cura per la nostra situazione di salute (entrambi siamo continuamente sotto controlli e trattamenti oncologici). Questa nostra situazione ci condiziona molto nelle possibilità di viaggi e spostamenti.

Accettiamo comunque i limiti imposti da questa situazione con serenità, apprezzando le piccole cose che giorno per giorno ci offre la vita.

Nei tuoi confronti e della tua famiglia vogliamo esprimere, in questa ricorrenza, il nostro affetto e solidarietà.

Un grande abbraccio, Carletto e Piera.


Grazie, Carla, per aver riproposto l’articolo di Giuseppe sulla risurrezione. E’ bello per quanto dice, ma soprattutto per la fede e la passione che rivela.

Io non ti conosco personalemnte, ma ho conosciuto molto bene Giuseppe. Prima ci siamo incontrati quando insegnava al Pime, poi ho letto e studiato molti dei suoi scritti e infine l’ho ascoltato in molti convegni dell’ABI. Mi ha anche dato la sua collaborazione per il volume sulle lettere di Paolo pubblicato dalla LDC. Di lui ricordo soprattutto la documentazione scientifica, la chiarezza di pensiero e la grande capacità comunicativa. Ma soprattutto mi è rimasto nel cuore il suo sorriso e la sua amicizia.

Vedo con piacere che altri hanno messo in luce aspetti molto belli della sua personalità. Io vorrei sottolinearne solo uno, che per me è il più importante: la capacità di dialogare con il mondo contemporaneo, andando al di là tutte le sue ambiguità per cogliere i valori di una cultura secolarizzata ma anche (forse proprio per questo) profondamente cristiana nelle sue radici più profonde.

Scusami se non mi sono mai fatto sentire, ma porto sempre nel cuore Giuseppe e a lui unisco anche te che con lui hai fatto un lungo tratto di strada nella ricerca della Verità.

Buona Pasqua

Sandro, asacchi@tiscali.it

Missionari del Pime sparsi nel mondo