Venendoci a mancare, già dieci anni or sono, la presenza fisica di Giuseppe Barbaglio, non è venuta meno la nostra familiarità con lui.

Giuseppe è stato per noi non solo un maestro, ma soprattutto un amico. Anzi, ha talmente unito in sé le caratteristiche dell’amico e del maestro, che quello che ci diceva negli incontri, nelle conferenze, nei libri, non era solo il risultato della ricerca dello studioso, ma era il dono dell’amico.

Giuseppe esponeva con estrema chiarezza il suo pensiero. Presentava con amore e con convinzione i risultati delle sue ricerche, ma era anche molto rispettoso verso chi dissentiva. Era ben consapevole che l’approccio tradizionale alla Bibbia, considerata come la parola di Dio scritta sotto dettatura, era talmente radicato nel mondo cattolico, che molte persone e molti preti non erano pronti ad un cambiamento profondo di mentalità.

Come Comunità del Carmine di Voghera abbiamo un notevole debito di gratitudine per il contributo alla crescita personale e di gruppo che Giuseppe ci ha donato. Siamo grati anche a Carla e agli amici romani per gli incontri che hanno organizzato per alcuni anni dopo la sua morte, incontri che ci hanno aiutati ad approfondire e diffondere la sua ricerca.

Mi sembra importante rilevare il contributo che Giuseppe ha dato alla pace religiosa. I suoi approfondimenti sul tema della violenza nella Bibbia, recuperando l’immagine del Dio che è pace e amore, e la stessa distinzione tra storia e fede riguardo alla persona di Gesù, ci hanno aiutati a rendere più autentica la nostra fede. E questo diventa molto importante oggi, in cui siamo continuamente confrontati con persone che professano altre fedi.

E allora aveva ragione Raniero La Valle quando, al funerale di Giuseppe, disse che la prospettiva di fede che Giuseppe perseguiva nella sua ricerca biblica non era rivolta tanto al passato, ma piuttosto al futuro. Il suo interesse non era tanto quello di conservare il “deposito della fede” fondato sulla Bibbia e sui Vangeli, ma era quello di cogliere nei testi biblici, nel messaggio di Gesù e nella testimonianza di Paolo, lo spirito, la speranza e la forza per camminare verso il futuro, verso la realizzazione di quello che Gesù chiamava il “regno di Dio”.

Conservo nel cuore una immagine molto familiare, che mi rappresenta visivamente come Giuseppe ha vissuto in profondità e con semplicità la sua vita umana e la sua fede. Lo vedo nella sua casa di Roma mentre alterna l’attenzione ai libri della sua ricerca biblica e ai giocattoli con cui intratteneva il piccolo Francisco.

Piero Montecucco

Comunità del Carmine di Voghera

Piero Montecucco, Comunità del Carmine di Voghera