Ho conosciuto Giuseppe Barbaglio alcuni anni fa; era un uomo alto e robusto come sarebbe diventato suo figlio Francesco . Era silenzioso Giuseppe, anzi di poche parole ma sempre disponibile ad ascoltare gli altri. Ricordo il suo sguardo, curioso, ma soprattutto esperto. Avevo l’impressione che capisse tutto immediatamente. Faceva studi difficili , era un biblista, conosceva le lingue antiche e la storia delle religioni e delle culture di molti secoli fa. Questo patrimonio si era trasformato, secondo me, anche in una profonda conoscenza e sapienza  della vita  degli uomini. Una volta gli ho detto “ io non so niente”, e lui sorridendo mi ha risposto “ non è vero”, autorevole e insieme accogliente.

Ho trascorso con Giuseppe, Carla e i loro figli tante serate allegre, nelle quali anche con amici cari cantavamo e suonavamo  canzoni  antiche,<romantiche canti  popolari  e dialettali8. Qualcuno più bravo recitava poesie. Serate indimenticabili.

Quando Giuseppe ci ha lasciato, Carla ha portato in chiesa una cesta carica dei libri che lui aveva scritto:aveva scritto tanti  libri molto difficili, ma anche facilissimi come quando  raccontava della vita di Gesù, un uomo che sembrava stare in mezzo a noi.

Negli anni successivi Carla ha fatto dei convegni per ricordare la sua memoria e quelle sono state per me ulteriori occasioni per conoscerlo di più , conoscere  i suoi tanti amici  con i quali aveva diviso  studi filosofici e antropologici.

E’ così che lo ricordo, Giuseppe e i suoi libri.

Norma
14 marzo  2017

Norma Lupi, Roma