Cara Carla,
Gli anniversari sono momenti speciali. Hanno il sapore amaro del tempo che si annulla e dello spasimo perché la vita di prima, l’addio e il dopo non sanno come convivere.
Sembra ieri che Giuseppe veniva ad Assisi e vi conoscevate. Ieri il tempo dell’esodo, del matrimonio vostro e mio con Antonio. Ieri, che Giuseppe stava in attesa con me 6-7 ore fuori della camera operatoria e, tre anni dopo, mi aiutava a preparare la Liturgia di commiato da Antonio. Nessuno avrebbe pensato che dopo solo 10 mesi salutavamo anche lui, per lo stesso male.
Il primo sentimento per Giuseppe è di profonda gratitudine.
Poi si affolla altro.
La morte di chi amiamo, lo sappiamo bene, è un sisma che sovverte ogni equilibrio precedente.
Ma è anche la lacerazione di un velo.
L’orizzonte della vita si allarga. Vedi cose mai viste prime. O le cose di prima da un’altra parte.
Anche di chi non c’è più, cogli aspetti prima solo intuiti. Capisci come ti abbiano ampliato la vita, e spingano, indelebili, a non fermarsi. Per continuare a vivere noi e a far vivere, con noi, l’anima dell’altro.
E’ questo, forse, il “tornare adulti dalla morte”, come dice un verso che mi è rimasto impresso.
Le testimonianze che ti arrivano, da lontano e da vicino, e il momento di condivisione che hai creato penso esprimano tutto ciò.
Mi sembrano un ulteriore dono di Giuseppe.
Con molto affetto               Maria Luisa

Maria Luisa Algini, Roma